Qualche giorno fa ho condotto una lezione sul vino toscano, naturalmente, ahimè, on line. Per preparare gli argomenti mi sono andato a ripassare i siti dei vari consorzi di tutela della regione oltre a cercare mappe e grafici che potessero avere, a mio parere, valore didattico.
Sul sito del consorzio del Chianti Classico (qui) ho letto che la Gran Selezione (GS), ossia il vertice della denominazione almeno nelle intenzioni di chi la escogitò nel 2014, non è più definita come “vino integralmente prodotto”, definizione con la quale venne promosso all’atto della nascita, ma “vino prodotto da singola vigna o dalla selezione delle migliori uve esclusivamente di proprietà aziendale”.
Sicuramente è un particolare ma, come nei migliori libri gialli (che non leggo), i dettagli dicono molto di più di quanto si creda. Perché la dicitura è stata modificata? È occorsa una revisione, un’altra volta, del disciplinare? No niente di tutto questo. In realtà la Gran Selezione è rimasta tale e quale a quando l’hanno inventata.
Ho dirottato la navigazione sul sito del Mipaaf ed estratto un allegato al disciplinare di produzione del Chianti Classico con una modifica aggiornata al 30 luglio 2020 che dice, esattamente, questo:
“I vini “Chianti Classico” a cui è attribuita la menzione “Gran Selezione” devono essere ottenuti esclusivamente dalla vinificazione delle uve prodotte dai vigneti condotti dall’azienda imbottigliatrice, anche se imbottigliati da terzi per conto della stessa; qualora dette uve vengano conferite a Società Cooperative, le stesse devono essere vinificate separatamente e i vini ottenuti da queste imbottigliati separatamente”.
Morale della favola: non è cambiato nulla nella sostanza, solo nella forma. Per quale motivo? Forse il consorzio del Chianti Classico si è accorto che aver partorito una Gran Selezione di Chianti Classico basandosi soltanto su parametri enologici, come ebbi più volte a scrivere all’epoca, sia completamente anacronistico? Forse sarebbe stato meglio individuare una sorta di zonazione dei comuni del Chianti Classico anzi che produrre un’altra etichetta con un nome prontamente usurpato dal Chianti come se la storia non insegnasse niente dalle esperienze passate?
Comunque la si voglia pensare ormai la Gran Selezione è una presenza ingombrante, a tratti imbarazzante, che, da una parte non ha aiutato ad alzare di un millimetro la qualità della denominazione per sua fortuna già molto alta, dall’altra non ha chiarito agli appassionati di vino sparsi nel globo le differenze di un territorio tanto composito e vasto da confondersi con il maledettamente troppo vicino Chianti.
Mi piacerebbe sapere quanti produttori realizzano una Gran Selezione da singolo vigneto; scommetto si possono contare sulle dita di una o due mani, non di più. Eppure si scrive come elemento distintivo che tale vino può essere prodotto da una singola vigna come se fosse la prassi o la maggior parte dei produttori lo facesse. Insomma un inganno ingenuo strizzando l’occhio alla fascia di appassionati che spende per bere vini esclusivi ma, forse, la stessa che non casca facilmente nei tranelli della comunicazione.